Il 5 febbraio del 1909 (ovverosia 110 anni – e un giorno – fa), Filippo Tommaso Marinetti pubblicava su La Gazzetta dell’Emilia il “Manifesto del Futurismo”, un testo che avrebbe avuto un impatto incredibile su tutto quello che sarebbe venuto dopo, non risparmiando nemmeno Venezia.
Non spetta a noi giudicare il Futurismo, ma ci sono dei brani dello stesso Marinetti che – nonostante sia passato tanto tempo – sono ancora attuali.
Il 27 aprile 1910 Marinetti, Boccioni, Bonzagni, Carrà, Russolo, Mazza e Palazzeschi salgono sulla Torre dell’Orologio: è il gotha del movimento e quello che hanno in mente rimarrà nella storia. Trasportano sacchi con un migliaio (Marinetti dirà 200.000 in un’enfasi tipicamente futurista) di volantini su cui è stampato un testo, scritto dallo stesso Marinetti “Contro Venezia Passatista”.
Qualche giorno più tardi, quel manipolo di temerari irromperà al Teatro La Fenice dove lo stesso Marinetti terrà un discorso ai veneziani, discorso prontamente sfociato in rissa per il tenore delle dichiarazioni in esso contenute.
Venezia, in ottica futurista, rappresentava quanto di più deprecabile potesse esistere: la storia, l’arte, le atmosfere antiche e crepuscolari, romantiche, testimonianze mute di un glorioso passato di cui si faceva vanto.
Forse proprio grazie all’odio che li pervadeva, i futuristi ci avevano visto lungo, ed il testo sembra scritto ieri. Eccone alcune prove, tratte sia dal volantino che dal discorso di Marinetti alla Fenice, raccolti in un unico scritto nel libro “I Manifesti del futurismo, Firenze, Lacerba, 1914
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